giovedì 14 febbraio 2013

Zona di Traffico.....Riflessioni sull'agire connettivo


Zone di Traffico Riflessione sullʼagire connettivo (Scritto scaturito dallʼazione di un gruppo universitario durante un biennio accademico a base di performance ludico-aggressive rivolte contro lʼesamifico di Salerno)
Il gruppo D2O, composto da giovani, è conscio dell'attuale situazione giovanile che dilaga negli ambienti universitari. Nella nostra società iper-massificata, iper-testuale, ultra-tecnologica quante sono ancora le persone disposte a impiegare il loro tempo in attività altre, cioè attività che semmai non sono finalizzate al loro percorso di studio o di lavoro?
Poche, pochissime rispondiamo noi! Disgraziatamente, oggi, la cultura sembra essere divisa in compartimenti stagni dove ogni studente è specializzato in un numero ristretto di materie in funzione della sua proiezione lavorativa. Così facendo si porta lo studente ad un interesse controllato, e ciò di conseguenza comporta la riduzione del livello di confronto fra gli studenti generando un apatia conforme ai dettami di un sistema, il cui fine è sempre più la spettacolarizzazione della merce e dove l'unico valore è quello economico. Insomma, da una parte si limita il potenziale cognitivo del giovane proiettando, già in partenza, il suo livello di conoscenza in funzione di una posizione lavorativa e quindi escludendo l'approfondimento di altri lati del sapere che migliorerebbero la qualità stessa dell'individuo e la sua capacità di analisi e relazione della e con la società; dall'altro lato invece si cerca di riempire il tempo libero (che potrebbe essere usato appunto per sviluppare delle qualità creative, o per approfondire argomenti, appunto, non attinenti al nostro diretto corso di studio, insomma spendere questo tempo "produttivamente per noi"), attraverso attività secondarie, superficiali e riducendo l'importanza del tempo libero ad hobbies: -Corsi di formazione di tutti i tipi e per tutti i generi dove il partecipante ha l'opportunità in poche ore di assimilare le nozioni generali su vari argomenti e tecniche che gli permettono di ingrossare i propri curricula dimostrando l'assimilazione massiccia di competenze varie, che il più delle volte sono estremamente limitate. -Frequentazione delle nuove fabbriche culturali come i CentriCommerciali, dove si instrada la società al culto dello shopping effimero, del riciclo costante, dell'oggettistica banale. Orbene, siccome l'impianto intero della società nei confronti e in rapporto alla fruizione della cultura (intesa non solo come apprendimento, ma nel senso più allargato di rapporti sociali, confronto e creazione di modelli di comportamento estetico-etici, insomma tutto ciò che riguarda la morale, sia individuale che collettiva) è seriamente messo in crisi nell'attuale società postmoderna, quali strategie curative possono essere attuate?
o meglio ancora quali strumenti possono essere ancora utilizzati? La politica? La cultura? La guerra?
Il Nuovo?
Bene, tutte le ipotesi succitate possono rappresentare una strategia vincente, ma solo il Nuovo è a nostro avviso il vero punto di partenza, giacché è in noi la volontà di abbandonare il passato per rendere il futuro sempre di più presente:
1) La politica può essere uno strumento necessario, fuorché esca però dai vecchi schemi ideologici che sono appartenuti al XIX secolo: Con la caduta del muro di Berlino nel 1989 si sono polverizzate le vecchie ideologie: quella sinistroide e quella destroide. Oggi la nuova formula politica è quella della mercificazione totale (dell'umano e dell'inumano). Questa mercificazione è diventata appunto totale nell'attimo in cui è riuscita a globalizzare anche la politica, facendo cadere qualsiasi divisione ideologica, amalgamandola verso l'unico scopo che è quello del vantaggio speculativo. Gli ideologismi che ancora perpetuano oggi sono specchi per le allodole, rappresentano una ostinato tentativo per bloccare le forze giovanili in una posizione a-storica. La politica, nell'accezione generale dei giovani, è ridotta a un formulario di slogan, giacché il significato politico di determinate dinamiche e valori è valido nel contesto storico in cui si sviluppa, ma ogni movimento inquadrato nel tempo storico è destinato ad un inizio e una fine; perciò non c'è spazio per i sentimentalismi, mentre la politica attuale vive nella continua esigenza di spettacolarità a ogni
costo, riducendo il valore del confronto. Il confronto si genera, infatti, sullo scontro di posizioni differenti, di conseguenza è fondamentale la legge degli opposti, che attualmente è stata sostituita dall'unico scopo di servire l'economia sia da destra che da sinistra diventando solo centro. Per tale situazione siamo giunti al pensiero che oramai le vecchie divisioni politiche non sono più trasmettibili sotto forma di ideali, infatti si registra sempre più la diminuzione di partecipazione dei giovani alla vita politica. A fronte di ciò è necessario uno svecchiamento di idee, la sostituzione delle vecchie forme con nuove dinamiche di partecipazione sociale alla vita colletiva.
2) La cultura può essere il motore necessario per riorganizzare un nuovo meccanismo, a patto che sia nuovo. Secondo noi, è proprio per la via della riappropriazione della cultura che si può vincere la politica della merce.
La cultura oggi si basa sull'affermazione della "quotazione" che, lavorando sull'eccesso di esposizione del valore, tramite una massificazione mediatica, oltre ad annullare ogni opposizione e ogni conflitto riconducibili alla storia, l'ha integrata e ridotta a consenso alla moda. Qui l'affermazione del nuovo si nutre di aggiornamenti legati al marketing e alla pubblicità indotta dai canali d'informazione, dai giornali e riviste prodotti negli universi cartacei ed elettronici; vive su una comunicazione "urlata" che segue il programma, prestabilito, di esaltare la fascinazione della cultura (intesa nelle sotto categorie di arte, letteratura e scienza)
quale entità spinta a superare ogni limite, quello di un'immaginazione non prevedibile né controllabile, e quindi unica e libera. Termini questi intriganti e seducenti per un sistema globale che vive, però, di un procedere senza controllo disciplinare e conta solo sulla forza travolgente del denaro e dell'acquisto.
Detto questo, una volta stabilito che la merce muove anche la cultura; possiamo pensare dunque che la via dell'apprendimento e sviluppo di cultura che oggi abbiamo sia realmente libero, o casomai per una qualsivoglia ragione è indotto?
Iniziamo col dire subito, che ai nostri giorni, non è sempre facile rendersi ben conto, di quante certe riproposte e rivisitazioni, di singoli autori ma soprattutto di movimenti (riferito quest'ultimo al nostro
passato più remoto, il '900), muovano da reali esigenze di una loro migliore conoscenza e comprensione, siano cioè conseguenza di genuini interessi e frutto di approfondimenti culturali, o non rispondano piuttosto a mode contingenti, ad interessi dell'industria editoriale o del mercato artistico, ovvero nascano sulla base di mere operazioni ideologico-politiche-economiche.
Se a ciò aggiungiamo la smania di settorializzare la cultura per renderla un'entità astratta e calcolabile attraverso dei sistemi unici di interpretazione arriviamo alla situazione attuale delle università: la fruizione della cultura è incanalata attraverso l'uso di specifiche metodologie che più delle volte si identificano con l'articolazione di un vero e proprio pensiero unico. Facciamo un esempio pratico: i professori (intesi anche i critici artistici, letterari ecc...) dimostrano una certa mancanza d'umiltà quando insegnano le loro teorie riguardo alle opere, piuttosto che le opere stesse (è una sorta di maniera ascetica di parlare della cultura). È vero che il significato dell'opera non si riduce al giudizio puramente soggettivo dello studente, ma deriva da un lungo esercizio di conoscenza. Per intraprenderlo può allora essere utile che lo studente conosca avvenimenti relativi alla storia (letteraria, artistica ecc..) o alcuni princìpi tratti da un tipo specifico di analisi. Comunque sia, in nessun caso lo studio di questi mezzi deve sostituirsi a quello del significato, che è il fine. Insomma, per costruire un edificio sono necessarie le impalcature, che non dovrebbero però finire per prenderne il posto: terminato l'edificio, esse sono destinate a scomparire. Le innovazioni apportate dalle varie metodologie sono bene accette, purché mantengano la loro funzione di strumenti e non diventino fini a sé stesse. Per concludere, la conoscenza della cultura non è fine a sé stessa, ma rappresenta una delle vie maestre che conducono alla realizzazione di ciascuno. Il cammino che ha intrapreso oggi l'insegnamento universitario, rischia di condurci in un vicolo cieco, per non parlare del fatto che difficilmente farà innamorare della cultura stessa. Noi invece è proprio di amore che necessitiamo o meglio di Passione. Sempre Passione. Già. Ecco la grande parola: passione. Pure, nonostante tutto è bella, si può dire divina! Compagna
indivisibile dell'Arte e dell'Amore: agli adulti ricorda la Gioventù!
Esiste, a nostro avviso, un rischio, ovvero quello di restare fuori dalla storia! Potremmo cadere nel baratro dell'a-storicità.
3) Nei riguardi del termine Guerra dobbiamo precisare il significato che intendiamo dare a questa parola: Guerra, unica cura per l' igiene del Mondo! Consideriamo tale postulato un assioma ovvero un principio Indiscusso e Indiscutibile da usare come una Costante di quotidianità. Ovviamente il termine GUERRA racchiude per noi un significato di gran lunga maggiore del semplicistico conflitto armato tra stati o tra parti di uno stesso stato. Racchiude invece una strategia di risposta al clima occluso in cui i pensatori del Postmoderno vorrebbero farci capitolare! Domina l'incerto, dunque chiunque non abbia il riconoscimento matematico del nemico è costretto a vivere in una totale liquefazione dello spirito. Chi vive senza un nemico, cioè un obbiettivo è destinato a morire senza lasciar traccia. sottolineare l'impossibilità di una VITA P ACIFICA T A. Chiunque è abituato a pensare. Chiunque è abituato all'auto-critica. Chiunque è abituato al confronto è ben conscio del fatto che è impossibile che tutti condividano uno stesso pensiero, atteggiamento, opinione. Noi affermiamo con decisione che la parola PACE ha lo stesso significato della parola UGUALE. La formula della VITA PACIFICATA non ha per niente lo scopo di annullare la guerra (giacchè attualmente si combattono più di 350 guerre nel mondo), ma bensì quello di assoggettare le società, di ammaestrarle, di omologarle di rendere gli individui in una condizione eterodiretta Di rendere tutto Eguale. Tutte le razze sono uguali. Tutte le società' sono uguali. Tutte le culture sono uguali. Tutte le poesie tutte le religioni tutte le ideologie sono uguali. Tutta l'arte di tutti i popoli è uguale. No. No. No. No. No! Noi ci rifiutiamo di queste congetture squallidamente superficiali, anzi siamo convinti che eliminare le differenze sia il vero passo verso una
concezione razzista del confronto nella società stessa e tra le società in genere. Attenzione, perché ci si deve render conto che questa smania di Similitudini e Paragoni è cancerogena per la mente in quanto porta l'individuo a sviluppare il suo ingegno e la sua personalità in egual modo agli altri individui e lo rende timoroso nel poter solo immaginare un pensiero o atteggiamento che non rientra nella morale comune. La MORALE COMUNE è il primo cancro generato dalla VITA PACIFICATA, che ha portato gli individui ha vivere in una condizione frammentaria-precaria.
Nel XXI secolo L'INDIVIDUO è destinato a rimanere bambino. Toltogli il diritto all'interpretazione (l'interpretazione personale può sviluppare una situazione per cui all'interno di un gruppo un membro arriva a conclusioni diverse dagli altri. Ora, se un gruppo non ha una sola linea di pensiero si crea una dimensione in cui i singoli non sono eguali tra loro, quindi non c'è pace nel gruppo. Bisogna individuare, perciò, chi ha pensato con la propria testa ed escluderlo perchè può essere un guerrafondaio, o peggio, com'è di moda oggi un terrorista) all'individuo non resta che assumere pensieri, parole, gesti, semplicemente per riflesso del suo intorno; proprio come un bambino che per esprimersi imita i gesti delle persone intorno a lui. Inoltre questo individuo farà poco o niente per cambiare il suo destino, siccome sa che avere idee contrastanti con la morale comune comporta di essere tacciato come violento. Quindi in conclusione, oggi la Vita-Pacificata generando la Morale Comune reprime i pensieri i comportamenti le modalità che non si allineano all'idea di un Pensiero unico A proposito del Postmoderno c'è da dire che prefigurando un clima sazio, ormai, delle sperimentazioni artistico-culturali ha preparato per le generazioni del XXI secolo un atteggiamento di sconfitta perpetua, cioè una condizione in cui l'uomo nuovo potrà solo vivere la simulazione della simulazione. In questa società macro-economica, statistica, iper-massificata, iper- testuale, interattiva, ci ritroviamo in una dimensione straripante d'immagini. La società è così piena d'immagini che allo stesso tempo gli individui però sembrano avere così poca immaginazione. Allora oggi non abbiamo altra possibilità che quella di analizzare la
Postmodernità sotto il segno dell'after the orgy? Secondo i teorici del Postmoderno non è più attuabile l'Avanguardia; giacché con la sua accelerazione lineare della storia non ha portato ad una trasmutazione di tutti i valori, come aveva sognato, ma ad una dispersione e involuzione del valore, il cui risultato è per noi una confusione totale e in primo luogo l'impossibilità di cogliere di nuovo il principio di determinazione estetica delle cose. Questo presunto valore, ovvero quello dell'allargamento della possibilità creativa a tutti gli individui, è stato sostituito con il valore economico della cultura (come spiegato nella Zona n.2). Di conseguenza l'intellettuale da una parte e il creativo dall'altra devono necessariamente far parte di un meccanismo, per cui quello che scrive il primo in base al lavoro del secondo possa essere fruito come cultura. In caso diverso tutto quello che si produce fatica a rientrare nell'attenzione della società sotto forma di prodotto culturale, giacché sia i sistemi di promulgazione sono controllati dalle stesse lobbies culturali che decidono cosa può e non può essere cultura; sia perché è la società stessa ad accreditare poco peso a quelle manifestazioni culturali non incanalate nei circuiti riconosciuti. Tutto ciò oltre a limitare grandemente la libera fruizione di idee, tenta di controllare anche il livello di confronto degli individui attraverso l'imposizione del Pensiero Unico.
4) Il Nuovo, sarà la pellicola con cui rivestiremo tutte le caratteristiche della realtà... (il Nuovo non si descrive, si compie) Lʼunica premessa è lʼoccupazione delle “Zone di Traffico”, lo scenario in cui si compie il nuovo. Oggi molto più di ieri, lʼuomo apprende nella distrazione, il suo vivere si reduce al semplice vedere dis-attento. Obbligheremo lʼuomo a “guardare”, dunque difendersi stare in guardia da ciò che accade intorno a lui nel momento più improbabile,, nelʼattraversamento delle zone di traffico, in cui è preso dalla banalità dellʼimpegno quotidiano, romperemo la pianificazione imposta dalla società finanziaria con la programmazione aperta di unʼarte casuale, frutto di un vivere sano, non sequenziale alogico spiritoso. Andiamo lì a catturare luoghi-strade luoghi-piazze luoghi-angolo notoriamente passivi di camminatoi irrequieti per assoggiettare lʼattenzione ad un
“FARE ARTISTICO” che esplica solo nellʼazione e che ha come valore “LʼEFFIMERO”.
MARCELLOFRANCOLINI

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noi cani senza lacci ne padroni