venerdì 22 giugno 2012

FUROR ICONOCLASTA



FUROR ICONOCLASTA E DAMNATIO MEMORIAE: COSÌ SI CERCA DI CANCELLARE L’ESPERIENZA ERETICA DI SALEMI

Nel panorama a tinte fosche del degrado italiano emergeva una realtà unica per spirito avanguardista e progettualità artistica, una repubblica di intellettuali insediata nell’isola in cui Platone più volte sbarcò nel tentativo di favorire l’applicazione pratica della propria utopia politica. Stiamo parlando di Salemi, cittadina siciliana passata all’onor di cronaca in quanto esperimento italiano neofuturista, politicamente e culturalmente scorretto, grandiosamente vincente almeno sotto il profilo mediatico.
Così la descrive Roberto Guerra nel suo ultimo volume “Futurismo per la Nuova Umanità. Dopo Marinetti: arte, società, tecnologia.” :
“Attraverso una equipe sorprendente ed in progress, da Oliviero Toscani a – non  a caso – Graziano Cecchini, Philippe Daverio, Sgarbi , tra arte e cultura contemporanea, avanguardia e persino gastronomia, ha innestato tutta una serie di azioni futuristiche a largo spettro culturali (e anche politicamente scorrette ) rare e rivoluzionarie in Italia. ….  mostre con grandissimi del Novecento (Picasso e così via), festival del cinema religioso (in sinergia anche con Israele), convegni su Leonardo Sciascia, il Museo della Mafia,   iniziative  pro Tibet (anche con la mostra specifica sui Karen di Cecchini) e il Dalai Lama,  le case a 1 euro per riqualificare il centro storico di Salemi (con  Bill Gates tra gli aderenti), le  celebrazioni per il 150° dell’Unità d’Italia (ospite il Presidente Napolitano)… Infine, Salemi come laboratorio vivente,  per il rilancio dell’arte italiana del XXI secolo: tra altri, Mimmo Centonze, artista dell’anno 2010, e Cesare Inzerillo. Centonze, in particolare, autore del cosiddetto ritratto scandaloso di Totò Rina,  conservato nel “Museo della Mafia”, rilanciato sul celebre mensile “Max”, segnala una nuova modulazione dell’arte contemporanea. Finalmente in Italia si delinea un software inedito, squisitamente umanistico,  dove i bordi della bellezza e della provocazione, della forma e della sperimentazione, dell’avanguardia e dell’estetica sfumano e si compenetrano positivamente. Brevemente, Salemi città d’arte futuristica, il sogno di Marinetti e D’Annunzio (e Vittorio Sgarbi).”
Da questa primavera il progetto di Salemi, ideato dall’eclettico Vittorio Sgarbi, si è bruscamente interrotto.
Si tratta di un’interruzione dai pretesti facilmente intuibili, rivelatori della natura innovratrice di un disegno osteggiato da una controriforma statica e involutiva. Come ben denunciano in questi giorni lo stesso Sgarbi e l’ex collaboratrice (vicesindaco) di Salemi, Antonella Favuzza, si stanno manifestando segnali e azioni concrete da parte dei nuovi burocrati di Stato e dell’Isola con l’intento di dissipare l’esperienza eretica di questi anni.
La politica, intesa precipuamente come gestione autentica della res publica, e l’arte entrano così in contrasto con la tecnocrazia. Riportiamo di seguito le dichiarazioni di Favuzza e Sgarbi in relazione alle vicende in corso.

SALEMI  – Antonella Favuzza, già Vice Sindaco nella giunta di Vittorio Sgarbi a Salemi e oggi presidente della Fondazione che porta il nome del critico d’arte, interviene sulla decisione dei Commissari Straordinari del Comune di Salemi, Leopoldo Falco, Nicola Diomede e Vincenzo Lo Fermo (nominati dopo lo scioglimento del Consiglio Comunale), di rimuovere tutti i cartelli promozionali collocati lungo la statale188 che dall’A29 conduce a Salemi.
I cartelli riportavano i seguenti messaggi: «Salemi prima capitale d’Italia», «Salemi città dei pani», «Salemi città del dialogo tra religioni», «Salemi la città dell’arte e della letteratura», «Salemi città internazionale del cinema indipendente», «Salemi capitale provvisoria del Tibet», «Salemi città del museo della mafia», «Salemi città del benedivino».
“I tre commissari straordinari nominati dal ministero dell’Interno – commenta Antonella Favuzza – sembrano presi da furia iconoclasta. E così, venendo meno le ragioni della loro presenza a Salemi, e cioè le presunte infiltrazioni mafiose all’interno dell’amministrazione comunale, ipotizzate ma mai dimostrate, si sono appassionati ai cartelli informativi fatti collocare da Vittorio Sgarbi per promuovere le attività culturali. La priorità di questi tre solerti funzionari del ministero dell’Interno sembra quella di cancellare le tracce di Vittorio Sgarbi a Salemi. Una missione chiaramente “politica” che lascia esterrefatti, ma che fornisce ai cittadini il senso inequivocabile di quale sia stato il senso dell’operazione politica che ha costretto prima alle dimissioni Vittorio Sgarbi da sindaco e poi all’abnorme scioglimento del consiglio comunale. Siamo certi che la verità verrà presto a galla. E che le azioni giudiziarie a tutela del lavoro fatto da Sgarbi a Salemi faranno emergere le macchinazioni che ci sono dietro lo scioglimento del Comune di Salemi. Così come a galla verranno le menzogne contenute nella relazione dei tre ispettori della “Commissione di acceso agli atti” (un ufficiale dei carabinieri, un ispettore di Polizia e un dirigente della Prefettura di Trapani) che hanno prospettato al ministro Cancellieri circostanze false. Come quella, per esempio, secondo cui “…il Comune di Salemi rischia il default…”. Ipotesi smentita dagli attuali Commissari straordinari che, in una conferenza stampa, forse ignari del contenuto della relazione, dopo aver preso contezza della reale situazione finanziaria dell’Ente, hanno subito precisato: “Il bilancio del Comune di Salemi è solido e non rischia affatto il default.” In un paese normale sarebbe doveroso accertare perché tre ispettori delle forze dell’ordine hanno scritto una simile falsità. Forse per “arricchire” i contenuti di una relazione fondata sul nulla ?

ROMA – Vittorio Sgarbi diffida i Commissari Straordinari del Comune di Salemi, Leopoldo Falco, Nicola Diomede e Vincenzo Lo Fermo, i quali hanno annunciato, nel corso di una conferenza stampa, di volere realizzare un «Museo della Follia» permanente all’interno dell’ex Collegio dei Gesuiti che già ospita il Museo della Mafia.
“Il Museo della Follia concepito non dal Comune ma dalla Fondazione Sgarbi – spiega il critico d’arte che della cittadina siciliana è stato sindaco fino allo scorso 21 febbraio, data delle sue dimissioni – rientra, nella sua ideazione, tra le proprietà tutelate dal diritto d’autore, che, in questo caso, sono io.”

“Diffido i commissari straordinari – dichiara Sgarbi – a intraprendere qualunque attività, soprattutto snaturando i princìpi fondanti il Museo, compresa l’attività creativa di Cesare Inzerillo, che ha eseguito, rispettosamente, opere e manufatti in coerenza con la mia idea, senza, come fin qui non è avvenuto – e non capisco, quindi, di cosa parlino i Commissari – aver chiesto appuntamento e ottenuto istruzioni da me. Parlano di cosa mia e non di cosa nostra o cosa loro. Ogni abuso verrà perseguito legalmente»

Luca Siniscalco
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